Giovanni Porzio - da Beirut
Lo sceicco Hassan Nasrallah, quarantenne e barbuto segretario generale di Hezbollah (ha preso il posto di Abbas Musawi, ucciso nel 1992 dai cacciabombardieri di Tel Aviv), riceve i visitatori al quarto piano di una palazzina circondata da miliziani armati e da barricate di filo spinato in un quartiere sciita della periferia sud di Beirut. In testa il turbante nero dei discendenti del Profeta. Al suo fianco la bandiera gialla del Partito di Dio, con la scritta in arabo “Rivoluzione islamica libanese” e il profilo di un Kalashnikov. Sulla parete un ritratto dell’imam Khomeini e la foto del figlio Mohammed, caduto a 18 anni sul fronte di Israele: uno dei 1.375 martiri della resistenza.
Sceicco Nasrallah, deporrete le armi quando Israele lascerà il Libano meridionale?
Faremo sapere la nostra decisione al momento opportuno. Quella del disarmo è una carta che ci riserviamo di giocare se il ritiro sarà completo: combatteremo fino alla liberazione di tutto il Libano. L’Italia acceterebbe che un paese straniero occupasse anche un solo metro del suo territorio?
Ma il governo israeliano sembra intenzionato a rispettare i confini internazionali.
Non è così semplice. Nel 1967 l’esercito israeliano ha occupato la pianura di Hula, alle pendici del Golan: un territorio fertile e ricco di risorse idriche che appartiene al Libano e che Israele vuole mantenere. Ci sono poi numerosi insediamenti che i coloni hanno costruito a ridosso della frontiera e che sono in parte dentro il Libano. Infine, dobbiamo tener conto di possibili provocazioni: Israele potrà usare qualsiasi pretesto per invadere o bombardare il nostro paese.
Chi garantirà la sicurezza del Libano meridionale dopo il ritiro israeliano?
Sarà l’Unifil a prendere posizione. E sarà il governo libanese a ripristinare la propria sovranità sul territorio. Né Hezbollah né i siriani hanno interesse a sostituirsi al governo e a svolgere compiti di polizia nella zona.
Quale destino attende i soldati dell’Als, l’esercito filo israeliano del sud?
Abbiamo ripetutamente lanciato appelli alla resa, purtroppo inascoltati. I miliziani che si sono consegnati sono stati sempre trattati con clemenza. Ma una cosa dev’essere chiara: l’occupazione è stata sconfitta, traditori e collaborazionisti, cristiani o musulmani, dovranno essere giudicati dai tribunali libanesi. Non ci può essere amnistia per chi ha bombardato scuole e ospedali, per chi ha compiuto crimini e massacri.
Tra i 2.500 miliziani dell’Als ci sono anche giovani che si sono arruolati perché non avevano alternative di lavoro…
Avranno un processo giusto. Nei nostri computer abbiamo files su ciascuno di loro: non sarà difficile appurare le responsabilità. Il governo darà assistenza alle loro famiglie, come a quelle delle migliaia di martiri caduti durante la resistenza. Ma questi, mi permetta, sono dettagli. L’essenziale è che abbiamo costretto Israele ad andarsene.
Come mai in Occidente Hezbollah continua a essere considerato un movimento terroristico?
Israele bombarda il Libano, viola costantemente tutte le risoluzioni dell’Onu, colpisce obiettivi civili, uccide donne e bambini: ma siamo noi i terroristi! La realtà è che in Europa e negli Usa l’opinione pubblica non ha mai accettato la resistenza armata e che noi, al contrario di Israele, non abbiamo i mezzi economici per influenzare i media e i governi occidentali.